Ritrovato l’anello mancante tra uomo e scimmia

La scoperta, segnalata tra gli altri dall’Independent, si basa sull’analisi del fossile di una mandibola ritrovato nel 2013 in Etiopia: l’individuo a cui apparteneva l’osso rappresenta il perfetto “anello mancante” tra gli ominidi e i primi individui che possono essere definiti “umani”.

Sono presenti nel reperto alcuni tratti caratteristici dell’Australopithecus afarensis, come la forma del cranio e il mento sfuggente che gli conferivano un aspetto ancora “scimmiesco”, e delle particolarità riconducibili al genere Homo come i piccoli molari, i premolari simmetrici e la mandibola proporzionata.

Per scoprire l’età del fossile i ricercatori hanno dovuto utilizzare una tecnica particolare, in quanto datare direttamente reperti così antichi è impossibile. Analizzando gli strati di rocce immediatamente sotto e sopra il luogo di ritrovamento gli scienziati sono stati in grado di risalire all’età della mandibola.

Brian Villmoare della University of Nevada, capo del gruppo di ricerca che ha studiato il fossile pubblicando su Science i risultati del proprio lavoro, ha dichiarato:

“Nonostante molti sforzi trovare un fossile del genere Homo risalente a più di due milioni di anni fa è estremamente raro. Avere la possibilità di osservare da vicino i primi passi dell’evoluzione umana è un’esperienza estremamente eccitante. Questa mandibola costituisce il primo esempio di “ponte” tra l’Australopithecus e il genere Homo, gli esseri umani. È un nostro antenato diretto, un antenato della razza umana.”