I Libri dell’Abisso

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Abisso” dell’animo umano? “Abisso” in cui si è da sempre immerso chi ha cercato di varcare l’effimera, evanescente “soglia” che sembra separare questa a volte noiosa realtà immanente da una meno ovvia ma forse più pericolosa realtà trascendente ove si nascondono le ombre più oscure delle umane vicende?  “Ombre” attraversate nel corso dei secoli da inquietanti, luciferini, personaggi dei quali il mitico “dottor Faust” di marlowiana memoria sembra apparire come una sorta di tragico mentore ispirato al realmente esistito Johann Georgius Faustus Helmstetensis, astrologo e necromante della cittadina di Ingolstadt, vissuto a cavallo tra XV e XVI secolo.

“Ombre” in cui si mossero, brancolarono, soffrirono, molti altri suoi epigoni, personaggi intorno ai quali l’odor di zolfo aleggiava inesorabilmente…

Qualche esempio?

Georgius Sabellicus, vissuto più o meno in quello stesso periodo, “circulator et sortilegus”, dal ben più “serio” abate Tritemio delineato come tipico rappresentante dei cosiddetti “scholastici vagantes”, girovaghi che nei vari villaggi si spacciavano per “maghi” esperti nel trovare tesori nascosti, nel padroneggiare il tempo atmosferico e, tanto per non farsi mancare nulla, anche in grado di comunicare con il mondo di chi non c’è più…

John Dee – che ritroverete molto spesso nelle pagine del libro che dà il titolo a questo breve articolo… – nel 1551 ingiustamente accusato di stregoneria e di aver cercato di avvelenare Maria I Tudor ma divenuto successivamente astrologo di fiducia della regina Elisabetta I e suo consigliere per qualsiasi argomento riguardante “studi proibiti”.

Edward Talbot, ma per gli amici Edward Kelley, medium di Dee e noto per la sua dichiarata abilità nell’evocare presenze angeliche (o diaboliche?). Ma ben conosciuto anche per aver millantato il possesso del “segreto” per la trasmutazione del piombo in oro!

L’imperatore Rodolfo II di Praga – state tranquilli, nel libro troverete anche lui quando esploreremo l’indecifrabile “Manoscritto Voynich”…  – lo nominò Barone del Regno, per poi farlo rinchiudere nel castello di Křivolát, poco distante dalla “magica” Praga.

E potremmo andare avanti per molto, sfiorando vita, “magie” e misfatti di Giuseppe Balsamo, sedicente conte Alessandro conte di Cagliostro, per poi introdurci di soppiatto nell’olezzante laboratorio alchimistico di quello stranissimo ma geniale medico che fu Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, autonominatosi “Paracelso” un po’ per un inguaribile megalomania con cui paragonava sé stesso al meno noto Aulus Cornelius Celsus, autore di un importante trattato di medicina, è un po’… per facilitare gli amici quando avevano occasione di chiamarlo. Naturalmente sto scherzando!

Ma questo viaggio sarebbe troppo lungo, estremamente interessante e ci porterebbe fuori strada…

È quindi più saggio concentrare la nostra attenzione su alcuni libri un po’ in “odor di zolfo”, (forse) mai visti, sfogliati e letti da nessun essere umano.

Forse perché… non sono mai esistiti, forse perché non li abbiamo ancora ritrovati.

Inizieremo pertanto dal più noto tra gli “pseudobiblia”, ovvero quei testi di cui tutti parlano, molti sostengono di averli visti, nessuno sa dove siano realmente: il famigerato “Necronomicon”.

Però… il “Necronomicon” non esiste, lo sanno tutti!

O, meglio, forse non esiste con questo nome, forse è inutile cercarlo nelle varie biblioteche dove – lo so, lo so, stiamo esagerando! – potrebbe “vivere” sotto falso nome, custodito forse con tanto di codice alfanumerico, dewey, cdu o meno, con cui da “qualcuno” lì sarebbe stato collocato. Manca solo il codice ISBN e poi l’opera di “disinformazione” apparirebbe completa!

Eppure siamo abbastanza certi che da qualche parte, in qualche polverosa e dimenticata biblioteca, qualcosa di simile al tanto discusso e “famigerato” “Necronomicon” esiste.

Il dottor Roberto Volterri, l’autore di queste note,  ne è convinto da tempo, da quando – circa quarant’anni fa – lesse per la prima volta le opere di quello strano scrittore che fu il grande Howard Phillips Lovecraft.

Il personaggio, non possiamo non tenerne conto, fu estremamente complesso, geniale quanto si vuole, ma affetto da infiniti “problemi” d’ordine psicologico fin dalla più tenera infanzia.

Preda di ripetuti esaurimenti nervosi forse provocati anche dalla madre che gli impediva di uscire di casa perchè lo riteneva “brutto”, afflitto da svariati problemi di natura fisica che lo tennero lontano dalle aule scolastiche, in preda a continue emicranie causate, sembra, dalla caduta da un’impalcatura in età adolescenziale, Lovecraft visse sempre all’ombra di figure femminili rappresentate, oltre che dalla madre, dalle zie anch’esse iperprotettive.

L’unica altra figura femminile che appare nella sua strana esistenza è Sonia Haft Greene, con la quale contrasse matrimonio nel marzo del 1924.

Uno stranissimo matrimonio – forse del tutto “platonico”… – durato ben poco ma che potrebbe aver influito sulla sua produzione letteraria, poiché la Greene era stata allieva del famigerato Aleister Crowley, la “Grande Bestia”, il più famoso “mago” del XX secolo.

Non vi anticipo ora quali possano essere state le conseguenze derivate dall’infelice unione coniugale del “solitario di Providence”, di Lovecraft, ma è ferma opinione di chi scrive che, poiché il “Necronomicon” viene menzionato per la prima volta nel 1922, nel racconto “The Hound” – ricordiamoci che HPL aveva conosciuto la Greene il 12 marzo 1921 e per lei, sempre nel 1922, aveva addirittura scritto il racconto “The Horror at Martin’s Beach”… – non sarebbe del tutto irrazionale avere qualche fondato sospetto sulla sua  “musa ispiratrice”.

Pur non trascurando il fatto che il “Necronomicon” possa derivare alla celeberrima “Clavicula Salomonis”, un grimoire magico da Lovecraft conosciuto in un libro dell’esoterista Arthur Edward Waite, oppure possa essere “figlio” del “Picatrix”, testo arabo di magia cerimoniale risalente al XII secolo….

Ne “I Libri dell’Abisso” (Eremon Edizioni, Aprile 2014) – per una sorta di “par condicio” – troverete anche “brevi cenni sull’universo” di alcuni “Libri della Luce”, ovvero misteriosi testi che sarebbero custoditi in sperduti monasteri tibetani e che narrerebbero le ultime terrene vicende del Cristo… sopravvissuto alla crocifissione.

Ma tra i “Libri dell’Abisso” – qualunque sia l’abisso oggetto del nostro studio – non potremmo non annoverare anche l’intraducibile (fino ad ora…) “Manoscritto Voynich”, definito come “il libro più misterioso del mondo”.

Datato al XV secolo mediante il metodo del C14 applicato all’analisi delle pergamene che lo compongono, potrebbe essere stato redatto tra il 1404 e il 1438.

Ma il “lieto evento”, la sua nascita, oscilla di molto a seconda delle… preferenze e del substrato culturale dei vari studiosi che si sono, da circa un secolo, impegnati nello studio di questo strano reperto. Compreso l’amico Bruno Ferrante il quale, in questo libro, ha il merito di avere utilizzato un inedito approccio di tipo storico-informatico dedicato alle curiose raffigurazioni, botaniche, astronomiche, “mediche”, che lo abbelliscono. Ma non solo…

Le indagini, le ricerche storico-iconografiche condotte dai due Autori hanno dato vita ad una nuova ipotesi: nei dintorni del lago Balaton, in Ungheria, è possibile che si svolgessero singolari pratiche basate su cure idrotermali e fitoterapiche – forse sotto l’influenza di particolari “congiunzioni astrali” – volte a superare “difficoltà di concepimento” da parte di alcune auguste regnanti dell’epoca.

Tale ipotesi fornirebbe una spiegazione – dotata di un accettabile “spessore probatorio” – alle curiose raffigurazioni di leggiadre fanciulle, dalle gote arrossate, a volte con il ventre prominente, immerse in improbabili “vasche” e “tubazioni” dalle quali esce acqua forse arricchita con i principi attivi estratti da alcune delle piante visibili nella sezione “Botanica” del “Manoscritto Voynich”, raccolte e distillate in ben precisi periodi dell’anno, verosimilmente indicati nella sezione “Astronomica” del misterioso documento. Chissà? Forse è questa la strada da percorrere…

Ora due righe di carattere storico.

Da alcuni decenni custodito presso la Biblioteca dell’università di Yale (USA), il manoscritto venne acquistato nel 1912 dal ricco bibliofilo di origine polacca Wilfrid Voynich.

Chi lo indusse all’acquisto furono i gesuiti di Villa Mondragone, nei dintorni di Roma, spinti da necessità d’ordine pratico, dal bisogno di procurarsi del danaro per i restauri della villa ormai in condizioni precarie.

Il “Voynich” – ma sì, chiamiamo affettuosamente così il manoscritto MS408, con cui è catalogato presso la “Beinecke Rare Book and Manuscript Library” dell’Università di Yale! – compare per la prima volta a Praga, la “magica” Praga dell’imperatore Rodolfo II, la Praga del “mago” John Dee e del suo inaffidabile collaboratore Edward Kelley, la Praga degli alchimisti, la Praga da cui venne inviato a Roma per essere decifrato da quel geniale gesuita “tuttologo” che rispondeva al nome di Athanasius Kircher, uomo dai molteplici e strani interessi scientifici.

A Roma, al Collegio Romano, qualcosa successe, forse qualche foglio qualche pergamena andò “perduta”, forse non venne mai restituita ai confratelli di Villa Mondragone, poiché all’appello mancano ben quattordici fogli…

Mi fermerei qui non volendo assolutamente togliere ai lettori il piacere di scoprire, pagina per pagina, i “misteri” che da un secolo aleggiano intorno a questo manoscritto e ad alcuni altri “libri dell’Abisso” – “Necronomicon” in primis e – perché no? – ripercorrere le ricerche dei due autori ovviamente non del tutto esaustive, trovare altri indizi, altre “tracce”, altri “misteri”…

 

I Libri dell’Abisso

Roberto Volterri

Eremon Edizioni (Aprilia, Aprile 2014)

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