La batteria di Baghdad: elettricità nell’Antico Egitto

La Batteria di Baghdad è quello che si può definire vero e proprio OOPArt, dall’acronimo inglese “Out Of Place ARTifacts”, e cioè uno o più oggetti storici, archeologici o paleontologici trovati in un contesto molto strano o totalmente estraneo rispetto al periodo storico degli oggetti stessi.

batteria di baghdad
La batteria di Baghdad rappresenta oggetti simili appunto a delle lampade, ma raffigurate in un bassorilievo nel tempio di Hator, situato a circa 2,5 km a sud-est della località di Dendera, uno dei templi meglio conservati di tutto l’Egitto, risalente alla IV dinastia. Nella raffigurazione sono rappresentati alcuni sacerdoti intenti ad officiare un rito attorno a degli oggetti che dall’archeologia ufficiale sono stati definiti fiori di loto con al centro un serpente che nasce per rappresentare un antico mito egizio legato al dio Osiride.  Ma, come possiamo vedere nelle spiegazioni che seguiranno, questo disegno si presta a numerose interpretazioni. Teorie alternative propongono tutt’altra interpretazione per il bassorilievo, che è diventato famoso appunto come il disegno delle “Batterie di Baghdad”.

Cosa ha portato a pensare a questo?
E’ stato solo verso la fine dell”800 che Auguste Mairette, archeologo francese, si domandò per primo a cosa potessero servire. Venivano sino ad allora considerati delle semplici raffigurazioni di serpenti chiusi in gabbia dalla potenza del dio.

In seguito nel 1991, fu il tedesco, Erich Von Daniken (autore de Gli Extraterrestri torneranno) che studiò a fondo i bassorilievi del tempio arrivando alla conclusione che gli egizi conoscessero l’elettricità.
I sostenitori della teoria alternativa credono che il gambo del fiore di loto potrebbe essere una sorta di cavo elettrico, quella specie di sostegno che dovrebbe essere una rappresentazione della colonna dorsale del dio Osiride sarebbe invece la prima raffigurazione di un isolatore elettrico, mentre quell’oggetto ondulato che si vede all’interno, sarebbe una sorta di filo di un metallo conduttore simile a quello che si trova oggi nelle moderne lampadine, con attorno un vetro. Qui di seguito il bassorilievo portato su carta che ci consente di osservare meglio i vari elementi.

lampade dendera

Effettivamente se ci soffermiamo bene ad osservare il disegno nell’insieme, sembrano essere raffigurati due strumenti adibiti a qualche genere di funzione. Molte congetture sono state fatte sulla tecnologia degli antichi egizi, ma se avessero scoperto anche la corrente elettrica?
Soffermiamoci sui particolari: il supporto che come abbiamo detto sarebbe la rappresentazione della colonna dorsale del dio Osiride, somiglia molto agli isolatori elettrici che possiamo osservare tutti i giorni sopra le nostre teste nelle linee elettriche, e che servono ad isolare le colonne dai cavi dell’alta tensione, nella foto sotto vediamo il confronto e come potete ben notare sono molto simili.

corrente antico egitto

Questo insieme al filo-serpente all’interno della presunta lampadina è forse il particolare che da più nell’occhio, ma, se volessimo veramente credere all’ipostesi della lampada, nel disegno si possono trovare altri particolari riconducibili ad un vero e proprio impianto elettrico con segnali di pericolo e schemi annessi.

corrente dendera

  1. Sacerdote
  2. Vapori ionizzati
  3. Scarico elettrico ( serpente )
  4. Zoccolo della lampada ( fiore di loto )
  5. Cavo ( gambo del fiore di loto )
  6. Dio dell’aria
  7. Isolatore
  8. Simbolo del pericolo ( Thoth con i coltelli )
  9. Simbolo della corrente
  10.  Simbolo della polarità inversa
  11.  Strumento per la conservazione dell’energia ( batteria? )

Alcuni studiosi convinti da questa ipotesi fanno notare inoltre che il gambo di un fiore di loto non si sviluppa orizzontalmente lungo la terra come nel rilievo, ma, nella maggior parte dei casi e delle rappresentazioni egizie, il gambo del fiore di loto non è visibile affatto, in quanto fiore acquatico e quindi sommerso. In più il fiore di loto non è mai stato rappresentato con quella specie di sfera di vetro, ed anche se il disegno rappresentasse il serpente che nasce dal loto, non avrebbe avuto senso disegnare una cosa simile.

Un’altra cosa che ha fatto molto discutere è il fatto della presenza del dio Thoth con i coltelli in mano, che gli egizi erano soliti usare come simbolo di un grande pericolo. Un semplice fiore di loto che pericolo poteva mai generare?
Ma le coincidenze non sono finite qui; poco tempo dopo la scoperta del tempio di Dendera ( avvenuta nel 1857 ), lo scienziato inglese sir William Crookes costruì una lampada in grado di emettere raggi x chiamata “tubo di Crookes” nel quale possiamo vedere molte similitudini con la batteria di Baghdad a negli schemi seguenti.
Il “tubo di Crookes” è un particolare tubo a vuoto di vetro, a forma di cono, che presenta 3 elettrodi: 1 anodo e 2 catodi; rappresenta l’evoluzione del “tubo di Geissler” e il precursore del tubo catodico.

Quindi gli egizi avevano veramente scoperto l’uso della corrente elettrica 6000 anni fa?