I contatti nei Libri Sacri

Ezekiel's_vision

Le sacre scritture della civiltà umana, antiche di millenni, parlano di visitatori celesti giunti sulla Terra dalle profondità cosmiche, per impartire il proprio sapere a determinati prescelti”: i profeti ed i loro messaggeri. La Bibbia narra che Abramo ospitò tre Angeli, giunti a visitare la città di Sodoma, dai cui abitanti essi vennero per comuni uomini.

Quando gli Israeliti lasciarono l’Egitto un Angelo, loro comparso sotto l’aspetto di una colonna di fuoco, li guidò al monte Horeb. Il profeta Elia ascese al cielo su di un “carro di fuoco”. Ezechiele vide una “nuvola di fuoco” entro la quale riluceva qualche cosa di metallico, da cui uscirono “quattro esseri dall’aspetto umano”. San Paolo rammentò agli ebrei che alcuni di essi avevano, senza saperlo, ospitato nelle proprie abitazioni degli angeli. Zacharia Sichtin, Orientalista “In particolare vi è un altro caso, la cui eco è rintracciabile nella Bibbia: la storia di Enoch,anch’egli portato in cielo, dove avrebbe incontrato gli dei.

Per la verità la Bibbia si limita solo ad un breve accenno; molto di più è riportato sui due Libri di Enoch, dei quali esistono due versioni, che descrivono in modo molto approfondito e particolareggiato il viaggio, o meglio, i due viaggi, intrapresi dal patriarca: in un’occasione egli ritornò sulla Terra, mentre nell’altra invece rimase fra gli dei. Si tratta precisamente della versione biblica di un testo sumerico nel quale si narra di un uomo dal nome Enmeduranki, o meglio, com’egli venne denominato dopo il contatto o “visita” che ebbe, ed il cui significato sta per “Maestro ell’unione fra cielo e terra”.

Nel testo si afferma esplicitamente che a quest’uomo vennero impartiti i segreti della matematica, del calendario e del moto dei pianeti. Anche di Imhotep, l’ideatore dei geroglifici ed architetto delle prime piramidi d’Egitto, si narra che sia stato un allievo dei “Veglianti”, scesi sulla Terra a bordo di “navi celesti” .Ulteriori cenni su questi messaggeri celesti sono presenti nei Veda, i testi sacri dell’antica cultura indiana, che appartengono ai più antichi documenti scritti della Storia umana”.

Richard Thompson “Secondo i testi vedici, nel nostro universo sono presenti numerosissime razze simili all’uomo, aventi tutte medesima origine.Essi affermano che è sempre esistita una comunicazione fra l’Uomo e le altre razze a lui simili sparse nelle profondità dell’universo; tale processo andrebbe pertanto avanti da millenni. A suo tempo i contatti con l’uomo si sarebbero verificati più frequentemente che oggi. Tali testi collocano infatti attualmente la razza umana in un’epoca denominata Kali Yuga, nella quale la comunicazione fra l’Uomo e le forme di vita più evolute, ha raggiunto il suo minimo, contrariamente ai ben più estesi livelli di contatto verificatisi nel nostro passato.

A quale scopo si verificano i contatti? La domanda circa il significato e lo scopo del contatto è intimamente legata all’ancestrale arcano sul significato della vita. Secondo la visione vedica esistono esseri viventi la cui esistenza si svolge sotto l’egida dell’inconsapevolezza: essi vivono essenzialmente nella fisicità dei propri corpi, condizione che impedisce loro di cogliere la vera natura di se stessi. Per questo motivo esiste quel processo evolutivo, che vede l’essere reincarnarsi a più riprese nei più diversi corpi, al fine di potere conquistare gradualmente la propria coscienza.

La vita terrena è per così dire una scuola, nella quale gli esseri viventi acquisiscono un corpo materiale che consente loro di attraversare vari stadi di esperienza, sino ad ampliare il proprio livello di coscienza. Lo scopo della comunicazione da parte di entità superiori di questo universo, è appunto un processo che va in tale direzione: consentire all’Uomo attraverso vari Input, di pervenire ad uno stadio spirituale più elevato” Secondo questo modello ideale, l’Uomo vive sulla Terra in una condizione di inconsapevolezza; tuttavia, nel corso del tempo, esseri provenienti da sistemi più evoluti, sparsi nel nostro universo, giungerebbero fra noi, con il proprio bagaglio di spiritualità destinato ad arricchire il genere umano.Attraverso questi apporti sarebbero sorte le diverse religioni.

Si tratta ovviamente di un processo alquanto complesso, in quanto nel momento in cui l’Uomo consegue un determinato livello di conoscenza, è indotto a farne tesoro. Questo ha portato alla nascita delle varie tendenze religiose, verificatasi malgrado l’esistenza di un sostrato originario comune a tutte.

RIFERIMENTO A TESTI SACRI

Facendo menzione al Testo Sacro più vicino alla cultura occidentale “la Sacra Bibbia” si possono già trovare alcuni riferimenti.

GENESI – VI: 2 – “I figliuoli di Dio vedendo la bellezza delle figliuole degli uomini, presero per loro mogli quelle che più di tutte lor piacquero”Da cui si può dedurre come i “figliuoli di Dio” potendosi umanamente accoppiare non fossero poi così spirituali e d’altronde, se sono così nominati, è evidente che trascendevano da ciò che era la norma della razza umana come esseri, ad esempio, scesi dal cielo.

GENESI – XI: 7 – “venite adunque scendiamo e confondiamo il loro linguaggio, sicché l’uno non capisca il parlare dell’altro”.Chi erano “coloro”che dovevano scendere e da dove? Forse gli stessi “figliuoli di Dio”nominati al versetto precedente?

ESODO – XIII: 21 – “Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte”. Qui ci troviamo di fronte alla tipica descrizione di un U.F.O. nel suo aspetto di nuvola, così come riportato anche da recenti testimonianze o come probabilmente anticamente volevano raffigurare, ad esempio, nei dipinti: “Papa Libero fonda la Basilica di S. Maria ad Nives” di Masolino da Panicale, ove si vedono raffigurate delle nuvole perlomeno anomale come forma e disposizione o “l’Adorazione dei Magi” di Bartolomeo Vivarini, dove gli angeli sono su delle strane “piattaforme” aeree

.ESODO – XIX: 12 – “e tu fisserai all’intorno i limiti al popolo, e dirai loro: guardatevi dal salire al monte, e dal toccare i confini di esso; chiunque toccherà il monte, morrà senza remissione”.In questo versetto al popolo è “consigliato” di non avvicinarsi al monte se non ne vuole morire. E’ forse a causa dell’energia radiante dell’U.F.O.? Forse il medesimo del versetto XIII: 21, o come al successivo:

ESODO – XXIV: 10 – “e videro il Dio d’Israele, e sotto i piedi di lui come un lavoro di saffiri, e qual è il cielo, quando è sereno.”Dove, come in altri casi, ci troviamo di fronte ad un evidente controsenso: l’uso di un mezzo evidentemente materiale per un Essere del tutto spirituale. E al versetto:

ESODO – XXIV: 16 – “E la gloria del Signore si posò sul Sinai, coprendolo con la nuvola per sei giorni; e il settimo giorno Dio lo chiamò di mezzo alla caligine.”Il verbo “si posò”, menzionato nel testo, indica il movimento di un oggetto discendente, comportamento del tutto atipico per la “nuvola” citata.

Ma la descrizione più fedele e clamorosa si ha senz’altro nel VECCHIO TESTAMENTO in EZECHIELE cap. I, in cui tutto il capitolo si potrebbe interpretare come un incontro ravvicinato. In particolare al versetto:

EZ – I: 4 – “E vidi, ecco un turbine di vento che veniva da settentrione, e una nube grande, e un fuoco che in lei si immergeva, e uno splendore intorno ad essa, e dal suo centro (vale a dire in mezzo al fuoco) una immagine come di elettro.”E’ chiara a questo punto la descrizione: la nube che si avanza (precedenti descrizioni), il fuoco dentro di essa (i motori), lo splendore intorno (la radianza del mezzo) e con l’immagine di elettro, forse semplicemente si voleva descrivere il suo colore, in quanto l’elettro era una lega già usata nell’antico Egitto, costituita di oro (per il 90%) ed argento o potrebbe rappresentare i fenomeni elettromagnetici provocati dallo spostamento dell’U.F.O. (dal greco elektron = ambra), in quanto le proprietà elettriche dell’ambra sono note fin dall’antichità.

Ancora ai versetti:

EZ – I: 16 – “E le ruote, e la materia di esse erano a vederle come del colore del mare, ed erano tutte e quattro ad un modo; e la loro forma era come di una ruota dentro un’altra ruota.”

EZ – I: 18 – “Le ruote avevano pure una grandezza ed un altezza orribile a vedersi, e tutto il corpo di tutte e quattro all’intorno era pieno di occhi.”Ora la descrizione è particolareggiata, infatti è evidente la forma circolare (a disco) dell’U.F.O., come il suo aspetto concordi con quello tipico raffigurato ancor oggi con la cupola superiore (la ruota dentro un’altra ruota) ed infine la descrizione degli oblò che, all’epoca di Ezechiele, non potevano essere descritti che come “occhi”.

EZ – I: 22 – “E sopra la testa degli animali era la figura del firmamento, che pareva un cristallo orribile a vedersi, steso sopra le loro teste”.Dove potrebbe esservi descritto un casco nel cui cristallo si rifletteva il cielo. E’ da notare che con la parola “animali” gli antichi scrittori intendevano descrivere ogni essere animato, infatti nel precedente v.5 (non menzionato): “Egli avevano similianza di uomo”.

EZ – III: 13 – “E (udii) il romore delle ali degli animali, delle quali l’una batteva l’altra, e il mormorio delle ruote che seguivano gli animali, e voce di gran strepito”.Qui torna a descrivere gli “animali” che, come abbiamo visto avevano “similianza” di uomo ed è chiara la descrizione del rombo dei motori (grande strepito) o come riportato in altre parti del Testo: “Rumore di acque”.

EZ – LXII: 2, 3 – “Ed ecco la gloria del Dio d’Israele entrava dalla parte d’oriente, ed il rumore, che veniva da essa, era come rumore di gran massa d’acqua; e della maestà di lei risplendeva la terra.” – “E vidi una visione simile a quella che io aveva veduta, quando egli venne per rovinare la città; ed egli era quale io avea veduto presso il fiume Chobar; ed io caddi boccone.”Sono qui evidenti le analogie con i brani precedenti e come la descrizione (vista con ottica moderna), sia riferita a quella di un qualche mezzo che s’avvicina ad Ezechiele con gran splendore e frastuono di motori.Anche in epoca più recente vi sono testimonianze di avvistamenti che possono richiamare quanto descritto nel Testo. Altro riferimento lo possiamo trovare nel testo epico indiano RAMAYANA (pervenuto nella sua edizione completa a noi dall’XI sec. a.C.), nel capitolo in cui si descrive il ritorno di Rama.

Durante il viaggio col carro Puspaca (un “carro” volante), fa una lunga e dettagliata descrizione del territorio come se venisse sorvolato. Cosa che non poteva essere neanche immaginata secondo le conoscenze attribuite alle popolazioni dell’epoca.