L’immagine della morte nell’obelisco dell’Immacolata di Napoli

piazza gesu napoli morteL’obelisco dell’Immacolata (anche detto guglia dell’Immacolata) è il più famoso degli obelischi di Napoli ed è situato in piazza del Gesù Nuovo di fronte alla chiesa del Gesù Nuovo.

La guglia fu eretta nel XVIII secolo per volere del gesuita padre Francesco Pepe su progetto di Giuseppe Genoino grazie ad una colletta pubblica. L’opera si ispira alle innumerevoli macchine da festa presenti in quei secoli ed è rivestita da sculture marmoree di Matteo Bottiglieri e di Francesco Pagano. Sulla sommità è posta la statua di rame dell’Immacolata.

Ogni anno, l’8 dicembre, dai pompieri viene posta in cima alla statua una corona di fiori in onore dell’Immacolata Concezione.

 

 

Sul marmo dell’obelisco, la gente mormora, pare ci siano dei simboli blasfemi e una faccia di scheletro in continuità con le effigi classiche volute dal progetto di Giuseppe Genuino.
La curiosità è stata così forte nei secoli che ogni volta che si rende omaggio alla Madonna ogni inizio di dicembre si è stati accorti alla presenza delle suddette immagini malvagie che non sono mai state confermate.

Ciò che resta da spiegarsi è l’effetto ottico che si può notare in alcune ore della giornata, soprattutto verso sera all’imbrunire, che rendono la statua grottesca: osservando la statua da dietro si noterà che Ella avrà il velo increspato. Aguzzando la vista, con un gioco di prospettiva la statua sembrerà del tutto diversa: il velo coprirà, come un cappuccio, una figura simile alla Morte che brandisce la classica falce.

Difficile risulta credere che anche a Napoli ci sia stato il culto della “Santissima”: la Santa Muerte ha origini incerte per quanto riguarda la data di nascita. E’ certo che il culto sia nato in Messico e che fino agli inizi del Duemila fosse rimasto tale. Dopodiché, un arcivescovo messicano allontanato dalla Chiesa Cattolica, ne professò le regole. Dapprima additato dalla comunità messicana, oggi la religione-culto gode di popolarità, soprattutto nei ranghi delinquenziali.

Comunque sia, la statua tipica della Santa Muerte è uno scheletro in un velo di vario colore a seconda del male da debellare (in giallo: risolve problemi di danaro, in rosso: cancella i crucci in amore; in nero quella generica e più conosciuta…).
L’accezione esoterica presenta tra le mani, oltre che la falce e la bilancia, una marionetta e una clessidra, a sottolineare la sua importanze nel conteggio della vita dell’uomo.
Spesso si pensa che invocarla inutilmente provocherebbe la morte di un parente o un amico e che, più raramente, la Santa Muerte sia gelosa degli altri santi, che non dovrebbero essere più adorati.
Leggenda o realtà che sia, la nostra Vergine Maria dell’Obelisco dell’Immacolata è fatta di rame, che col tempo si è ossidato ed è diventato azzurro-verde.

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Fonte: Roberta D’orsi